Storia del Festival di Avignone

Il Festival di Avignone fu fondato nel 1947 da Jean Vilar.

E’in occasione di un’esposizione di pittura e scultura contemporanee, organizzata nella grande cappella del Palazzo dei Papi, da Christian Zervos, critico e collezionista, e dal poeta René Char, che Jean Vilar fu invitato a presentare il suo primo grande successo al pubblico:”Meurtre dans la cathédrale” de T.S.Eliot.
Vilar, abituato ad ambienti di scene più modeste, in un primo tempo rifiuta, perché la corte d’onore del palazzo gli sembra un luogo troppo vasto e pure “troppo circostanziato” e d’altronde non possiede più i diritti d’autore dell’opera teatrale.

Ciononostante, fa un’altra proposta: presentare tre opere teatrali, in via di creazione: Richard II, e pure Shakespeare all’epoca, quasi sconosciuto in Francia; Tobie e Sara di Paul Claudel, e da ultimo”la Terrasse de midi” seconda opera di Maurice Clavel. Sin dal primo Festival, nel settembre 1947, il programma propone sia opere sconosciute dal repertorio universale, sia testi contemporanei.

1947-1953 Jean Vilar : Durante 17 anni il Festival è oggetto di una sola persona, di una sola “équipe”, di un solo luogo e quindi di una sola “anima”. Il desiderio di Jean Vilar è quello di riuscire a colpire un pubblico giovane, attento, nuovo, proponendo un teatro diverso da quello che si praticava in quegli anni a Parigi: “Ridare al teatro, all’arte collettiva, un luogo diverso da quello dalle porte chiuse (…) fare respirare un’arte che si spalanca nelle anticamere, nelle cantine, nei salotti; che possa conciliare architettura e poesia drammatica”.

Jean Vilar si circonda di un gruppo di attori che ogni mese di luglio riuscirà ad attirare un pubblico sempre più numeroso e fedele!
Questi giovani talenti sono: Jean Negroni, Germaine Montero, Alain Cuny, Michel Bouquet, Jean-Pierre Jorris, Silvia Montfort, Jeanne Moreau, Daniel Sorano, Maria Casarès. Gérard Philipe, attore già celebre sullo schermo, li ha raggiunti nel 1951, ne è rimasto il simbolo, attraverso i suoi ruoli famosi del CID di Corneille e del Principe di Hombourg di Kleist.

Il Festival diventa il trampolino di lancio del “renouveau théâtrale” francese.
Illumina e incoraggia altre sperimentazioni di animazione teatrale e Avignone diventa sia un appuntamento per i pionieri, sia l’evento culturale estivo.

L’amministrazione e la “troupe” che si organizzano a Parigi presentano ad Avignone degli spettacoli che faranno epoca: Lorenzaccio, Dom Juan, Le Mariage de Figaro, Meurtre dans la cathédrale, Les Caprices de Marianne, Mère Courage, e La guerre de Troi , che  però non avrà luogo.

Ogni estate, si svolge al Palazzo dei Papi una liturgia, un rituale, una”comunione”.

1964-1979 : Jean Vilar è il primo ad essere cosciente che questo appuntamento arrischia di diventare una vera “routine”.
Altre personalità del teatro si stanno affermando contemporaneamente in Francia.

Per questo motivo, il festival è più difficile da governare. Infatti nel 1968, Jean Vilar è in piena tormenta.I moti studenteschi del maggio 1968 raggiungono il Festival e contestano il padre fondatore. La confusione delle menti è al culmine e Jean Vilar, seppur molto aperto al dialogo con i giovani ne soffrirà irrimediabilmente. Muore di crisi cardiaca nel 1971.

Paul Puaux, testimone e attore di questa avventura continua l’impresa Vilar. In parallelo al festival, è nato un hors festival: l’“Off”, raggruppamento di varie compagnie dapprima locali (Benedetto, Gélas) poi di giovani gruppi venuti dai quattro angoli della Francia (Gildas Bourdet, Bernard Sobel…) desiderosi di colpire il pubblico del Festival. Senza però essere stati selezionati o invitati dalla direzione del Festival, vogliono partecipare a quello che sta diventando la grande festa estiva del teatro, appuntamento fondamentale dei professionisti e del pubblico amatoriale del teatro.

1980-2000 : Nel 1980, il Festival si trova di nuovo a una svolta della sua storia.

Gestito da un’amministrazione comunale non è sovvenzionato dallo Stato. Si tratta di rendere più moderna e più professionale la gestione, per far capo a una nuova generazione creativa. Paul Puaux cede il passo ad un amministratore più giovane Bernard Faivre d’Arcier che per cinque anni si farà garante di questi obbiettivi.

Desideroso di consacrare alla storia l’avventura vilariana, Paul Puaux fonda la Maison Jean Vilar. Simbolo del cambiamento, la programmazione è ormai affidata ogni anno ad un artista figurativo diverso.

Vilar aveva aperto il Festival alla danza, al cinema poi al teatro musicale. Bernard Faivre d’Arcier di pari passo con il suo tempo, tenta pure l’esperienza dell’audiovisivo, sperando trovare così un incremento di udienza e suscitare l’interesse di un pubblico più allargato. L’anno successivo propone un vasto confronto è il tema è ” du Vivant et de l’Artificiel” tramite un’esposizione, degli incontri, dei dibattiti.

Nel 1985, Alain Crombecque, il precedente direttore artistico del Festival d’Automne, prende le redini di Avignon per otto anni. Oltre che la fiducia  per una appartenenza alla sua generazione teatrale, egli porta pure il suo marchio personale, insistendo sulle letture dei poeti contemporanei (Michel Leiris, René- Char, Louis-René; Des Forets…), sull’incontro con dei grandi attori (Alain Cuny, Maria Casarès, Jeanne Moreau), sulla musica contemporanea, coinvolgendo il Centro Acanthes, le tradizioni extra-europee (musica indiana, africana, pakistana, iraniana…) o ancora con la presentazione del Ramayana attraverso diversi paesi d’Asia e del Sud-Est.

Da Mahabharata presentato da Peter Brook alla carriera Boulbon, al programma teatrale e musicale del 1992 dedicato all’America ispanica, Avignone si apre, di fatto, maggiormente all’estero. Il festival non perde però il suo ruolo di punto di riferimento alle grandi avventure del teatro francese, adatto a spettacoli di dimensioni fuori norma che difficilmente potrebbero essere realizzati altrove, come l’integrale Soulier de satin de Paul Claudel messo in scena da Antoinne Vitez o ancora la proiezione nella Cour d’Honneur con l’orchestra di grandi film muti del repertorio cinematografico: Intolérance de Griffith nel 1986, Octobre d’Eisenstein nel 1989.

Nel 1993 Bernard Faivre d’Arcier ritorna, su domanda della Ville et de l’État,  al Festival per un nuovo mandato in compagnia di Christiane Bourbonnaud, direttrice amministrativa della manifestazione con una nuova ambizione: fare d’Avignone uno dei poli europei del teatro.

La struttura si è consolidata grazie ad un maggior Budget, un pubblico di oltre 120 000 spettatori e la presenza di numerosi giovani attori e sceneggiatori da scoprire o già noti, per una trentina di manifestazioni ogni anno che si sviluppano in parecchie centinaia di rappresentazioni suddivise su una ventina di luoghi teatrali molto diversi gli uni dagli altri.

La storia del festival si rivela avere una forte continuità: ha conosciuto quattro direttori in soli cinquanta anni, ma anche uno sviluppo profondo: il Festival è passato da un centro unico (una solo troupe, un solo luogo) a una miriade di proposte artistiche.

Di fronte a questo cambiamento la programmazione ha il dovere di creare l’evento che possa aver luogo nella cour d’Honneur (Dom Juan, Médée par Jacques Lassalleen 1983 et 2000) o (Pièces de Guerre d’Edward Bond, di Alain Françon nel 1994 ; La Servante d’Olivier Py presentato 24 ore su 24 al Gymnase Aubanel nel 1995…),  o ancora con l’apertura alle culture straniere, Giappone 1994, Russia nel 1997, Taiwan e la Corea nel 1998, l’America latina nel 1999, e i teatri dell’Europe dell’Est nel 2000 e 2001…